BIENNALE 2021

L’architettura è sperimentazione, gioco, utopia e ricerca. Per questo motivo amo le Biennali, una boccata di ossigeno rispetto ad una professione che spesso nella quotidianità rischia di inaridirsi e diventare sempre uguale a se stessa se non si cercano nuovi stimoli.  L’ultima Biennale di architettura aveva un titolo evocativo e decisamente calato nella realtà degli ultimi anni. “HOW WILL WE LIVE TOGETHER?”. Lo spunto per ricominciare a immaginare (prima ancora che progettare) spazi di condivisione per tornare a vivere e fare esperienze insieme.

Leone d’oro ad un architetto che amo particolarmente e che ha ispirato molto gli anni della mia formazione Rafael Moneo e Leone d’oro speciale alla memoria a Lina Bo Bardi. Su entrambi  mi piacerebbe trovare il tempo per fare un approfondimento.

 

Aldilà dei premi e dell’interessante testo curatoriale, in questo spazio virtuale voglio inserire solo le suggestioni e le immagini che in vario modo hanno continuato in questi mesi a fare parte della mia scrivania mentale e fisica. Perchè spesso si commette l’errore, e io per prima per diversi anni l’ho fatto, di vivere queste occasioni come momenti in cui studiare, capire, prendere appunti e cercare di memorizzare il più possibile. Dico che si tratta di un errore non perchè ci sia qualcosa di oggettivamente sbagliato in questo approccio, ma perchè poi il rischio è quello di perdere per strada la fascinazione. Questa volta invece ho vissuto la visita come un’esperienza dalla quale ricavar sensazioni più che nozioni e informazioni. 

 

 

Una delle cose che mi ha più affascinato è stato lo spunto di immaginare una società da ricostruire che partisse da una completa convivenza. Nessuna distinzione tra umano animale e vegetale. Utopie di simbiosi totali in cui si prende e si da in modo equivalente.

Lo studio di certe strutture geometriche proprie di api, funghi e batteri che diventano funzionali alla costruzione di architetture, macchine e processi aggregativi di comunità umane. Temi sicuramente già dibattuti ma ho comunque apprezzato il modo di concretizzare e rendere visibili concetti così astratti provando a definire spazi e architetture suggestive.

 

 

In definitiva quali sono gli appunti di viaggio segnati nel mio quaderno?

::architetture materiche, scavate nella roccia e composte da elementi naturali. Veri e propri organismi in simbiosi

::elementi di aggregazione; oggetti geometrici puri e essenziali che sono spunti per uno spazio pubblico che ancora in Italia è poco considerato. A volte basterebbe poco per riuscire a definire funzioni e micro-luoghi

::la riscoperta di architetture spontanee e istintive. Perchè il progetto è patrimonio comune a tutti  non solo ai professionisti. E’ solo dall’esigenza reale che possono nascere forme efficaci ed edifici interessanti. E troppo spesso le necessità vengono indagate poco dagli architetti passando subito all’idea 

::segni lineari decisi e semplici che con poche linee riescono a definire un ambito e uno spazio significativo. Spesso la semplicità ha una forza che tendiamo a sottovalutare

::il ritorno a sperimentazioni con materiali poveri che possono essere plasmati, graffiati, modificati dalla mano dell’uomo. 

Con questi appunti e questo diario per immagini spero di aver trasmesso un pò delle mie suggestioni

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